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''In Vizi, veleni, velette ogni possibile riferimento a persone, fatti e avvenimenti reali è puramente casuale.
Dopo due libri autobiografici puntigliosi, con nomi e cognomi, ho deciso di inventare una storia con personaggi della fantasia. Naturalmente, eroi a parte, mi sono ispirata a un mondo avido, violento e cinico che conosco bene, anzi benissimo.
Ho cercato di montare la storia con il ritmo stringente di un giallo. Ma del giallo non amo l'esasperato tecnicismo e così è venuto fuori un libro irregolare.
Un grande perlaio mi ha spiegato: le perle che non sono né rotonde né a forma di pera son dette barocche. In questo senso più che per gli effeti illusionistici il mio racconto può essere inteso come giallo barocco''.